mercoledì 16 febbraio 2011

Roberto Saviano: Il voto di scambio e la macchina del fango

Dove andranno i 10 milioni di euro sottratti alla scuola?


Dove andranno a finire i 10 milioni di euro sottratti alla scuola, sottratti ai nostri figli?

Mentre si rimpinzano nuovamente le casse delle scuole paritarie la mannaia del ddl dello scorso dicembre si abbatte sul futuro della cultura e dell'uguaglianza di chi per scelta o per necessita' frequenta la scuola pubblica. Con la scomparsa dei 103 milioni voluti dal governo Prodi nel 2007 scompaiono anche i libri gratis alle elementari. Il comodato d'uso alle medie diventa un sogno di altri tempi.
I 10 milioni di euro destinati a promuovere i Pof (piano di offerta formativa) delle nostre scuole sono, anch'essi stati tagliati o meglio deviati all' Anas per recuperare il mancato aumento dei pedaggi stradali.
Dunque, il futuro dei nostri figli finisce sull'asfalto, investito senza remore alcuna dalle auto blu di una politica sciatta. Vergogna!

sabato 5 febbraio 2011

Un nuovo inizio


La giornata di oggi per me ha segnato l'inizio di una nuova avventura. E' cosi' che affronto la vita. Una serie di avventure che, nel bene e nel male ci avvicinano al significato della nostra esistenza. Non ci sono esistenze che valgono di piu' o di meno. Ognuno di noi sceglie un percorso nel tentativo di trovare quel po' di felicita' che all'ultimo giro di giostra ci permette di dire:"ha avuto un senso".
Tra le varie attivita' che svolgo con infinita gioia e passione c'e' il volontariato con il circolo di Legambiente Fermo Valdaso dove ricopro il ruolo di "educatrice ambientale". Non sono amante di titoli o di categorie. La necessita' di dovermi in qualche modo "collocare" per essere credibile provoca in me un certo fastidio. Ma, come ben sappiamo nella societa' odierna non ci si riconosce per cio' che si fa concretamente o per chi si e' nel profondo del cuore bensi' ci identifichiamo attraverso le etichette che ci "elevano" nell'infinita scala del rango sociale, come se il titolo rappresentasse una sorta di garanzia di qualita'. Nulla di piu' falso. Lavoro nel volontariato da molti anni ormai e le persone migliori sono sempre quelle che rimangono in disparte, sono quelle dietro le quinte la cui autentica generosita' e' spesso l'ingrediente principale dei grandi progetti che portano al vero progresso dell'umanita'.
Ed e' proprio questo che ho visto accadere stamani durante la conferenza stampa per presentare le attivita' in programma del nostro giovane circolo. Ho visto il trionfo del buon senso della societa' civile. Ho ascoltato idee innovative che provenivano da semplici cittadini. Persone che ogni giorno si cementano per difendere i diritti dei piu' deboli ma anche quelli del territorio e dell'ambiente la cui voce e' sommersa dal fango delle nostre cattive abitudini e da una mentalita' sciacalla che di fatto stupra la Natura dalla quale dipendiamo. Ho avvertito una passione trainante, talmente trainante da coinvolgere e convogliare forze politiche, associative e popolari verso il traguardo impolverato del bene collettivo. Per la prima volta non sono state nominate le parole "destra" e "sinistra". Il confronto e' stato dettato dalla buona fede di ogni partecipante e laddove non c'e' stato accordo abbiamo aperto la strada al ragionamento su tematiche cruciali dalle quali provengono scelte in grado di valorizzare la societa' in cui viviamo e nello stesso modo di distruggerla.
Vivo in italia da piu' di vent'anni e oggi per la prima volta il mio cuore mi ha detto: "si, e' questa la strada giusta". E non parlo di una strada priva di difficolta' o di delusioni. Parlo di una strada trasparente, sinergica dove una scelta sbagliata puo' capitare ma non sara' frutto dell'interesse personale del personaggio di turno. Sara' la scelta sbagliata di chi onestamente ha creduto di fare la cosa giusta. In questo paese sul mare oggi ha vinto la resistenza di coloro che dedicano la propria vita alla conquista di un mondo migliore. A Porto San Giorgio stiamo tirando fuori la testa dalla melma in cui e' scivolato il nostro Paese. Abbiamo salutato i nostri concittadini invitandoli a partecipare a questo nuovo inizio. Abbiamo chiuso la porta della sala conferenze e ci siamo rimboccati le maniche consapevoli che la parte piu' difficile e' appena iniziata.

mercoledì 2 febbraio 2011

"Aiutateci a fermare questa strage" di Graziella Marota

Appello della madre di un caduto sul lavoro


Andrea aveva 23 anni quando, il 20 giugno 2006, è rimasto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica non a norma. Andrea voleva imparare a suonare la tromba, come se la chitarra da sola gli andasse stretta. Perché a quell'età la taglia dei desideri si allarga e non stai più nei tuoi panni dalla voglia di metterti alla prova, conoscere, guardare avanti. Da li a quattro giorni pure la metratura della sua vita sarebbe lievitata di colpo: dalla sua camera da ragazzo, in casa dei genitori, a un mini appartamento, acquistato dai suoi con un mutuo, a metà strada tra Porto Sant'Elpidio e la fabbrica Asoplast di Ortezzano, dove aveva trovato lavoro come precario per 900 euro al mese.

Andrea voleva imparare a suonare la tromba, ma non ha fatto in tempo: una tromba che, rimasta la dov'era in camera sua, suona un silenzio assordante. E neppure l'appartamento è riuscito ad abitare: doveva entrare nella nuova casa sabato 24 giugno 2006, se ne è andato il 20 giugno di 4 anni fa. Oggi Andrea avrebbe 28 anni ma è morto in fabbrica alle sei e dieci dell'ultimo mattino di primavera. E suonerebbe ancora la chitarra con i Nervous Breakdwn e non darebbe il suo nome a una borsa di studio. Sarebbe la gioia di sua mamma Graziella
e non la ragione della sua battaglia da neo cavaliere della Repubblica, per cultura sulla sicurezza. Una battaglia finita con una sconfitta dolorosa: nel nome del figlio e a nome dei tanti caduti sul lavoro, senza giustizia: Umbria-Oli, Molfetta, Thyssenkrupp, Mineo.... Sono solo le stazioni più raccontate di una via Crucis quotidiana, che per un po' chiama a raccolta l'indignazione italiana, che poi guarda altrove.

Le morti si fanno sentire, ma le sentenze molto meno, quando passano sotto silenzio anche per una sorta di disagio nell'accettarle e comunicarle. I responsabili di questa orrenda morte sono stati condannati a otto mesi di condizionale con la sospensione della pena, anche se il Procuratore generale del tribunale di Fermo aveva parlato "di un chiaro segnale perché questi reati vengano repressi con la massima severità". Andrea è stato ucciso per la seconda volta. La tragedia è finita nel dimenticatoio, con alcune frasi fatte e disfatte, tipo non deve più accadere, basta con queste stragi, lavoreremo per migliorare la sicurezza. Parole piene di buone intenzioni, che lo spillo della smemoratezza buca in un momento. Parole al vento!

Alla fine anche Andrea si è perso tra i morti da stabilimento e da cantiere: martiri del lavoro che fanno notizia il tempo di commuovere, che non promuovono ronde per la sicurezza, spesso rimossi pure nei processi. Tragedie quotidianamente dimenticate da un Paese ignavo e incurante, La tromba silente di Andrea a suonare la sua ritirata. Questo è quanto accade a tutti i morti sul lavoro; di loro restano solo dolore e angoscia dei familiari ma giustamente questo non fa notizia: una mamma che piange tutti i giorni, che guarda sempre la porta di casa aspettando che il suo Andrea rientri perché spera che tutta la sofferenza che sta vivendo sia solo un brutto sogno..... Ma tutto ciò non importa a nessuno!

Questa è la tragica realtà, di chi rimane e si rende conto di essere emarginato e dimenticato da tutti. Forse ciò che gli altri non conoscono è la realtà del "dopo" di queste tragedie… La vita per i familiari viene stravolta dal dolore e dalla mancanza della persona cara, ti ritrovi a lottare giorno per giorno per sopravvivere e se sei forte riesci in qualche modo a risollevare la testa da quel baratro di depressione in cui sei caduta, altrimenti sprofondi sempre di più! Ti accorgi che sei lasciato solo a te stesso…. manca il sostegno psicologico, sono assenti tutte le istituzioni e nessuno è disposto ad ascoltare il tuo dolore perché il dolore fa paura a tutti! Speri nella giustizia ma questa si prende beffa di te perché otto mesi e sospensione della pena per chi ha ucciso tuo figlio mi sembra una vergogna per un paese che si definisce civile…..

E vogliamo parlare dell’Inail, questo ente che ogni anno incassa milioni di euro? Ebbene la morte di Andrea è stata calcolata 1.600 euro e cioè rimborso spese funerarie, allora mi chiedo ma la vita di mio figlio che è stato ucciso a soli 23 anni, per la società non valeva nulla? Eppure io quel figlio l’ho partorito, l’ho amato , curato e protetto per 23 anni, era il mio orgoglio e la mia felicità e quindi tutto diventa assurdo e inaccettabile. Nemmeno l’assicurazione vuole pagare il risarcimento e a distanza di 4 anni e mezzo dovrò subire ancora violenze psicologiche tornando di nuovo in tribunale e ripercorrere ancora una volta questa tragedia…. descrivere come è morto Andrea, come lo hanno trovato i colleghi di lavoro, come ho vissuto dopo e come continuo a vivere oggi… Credetemi una pressione che non riesco a sopportare più.

Per terminare anche l’amministrazione comunale di Porto Sant’Elpidio si rifiuta di dare una definitiva sepoltura al mio angelo. Allora mi chiedo e lo chiedo a voi: la vita di un operaio vale così poco? E’ un essere umano come tutti e se per i soldati morti in “ missione di pace” si fanno funerali di Stato, per i 1300 operai che muoiono ogni anno per la mancanza di sicurezza, cosa viene fatto? Nulla perché non sappiamo nemmeno nome e cognome… sono solo numeri che fanno parte di una statistica.

Termino questa lettera con un appello disperato: fermiamo questa strage che serve solo a far arricchire gli imprenditori e a distruggere le famiglie. Ogni essere umano ha diritto alla propria vita e non si può perderla per 900 euro al mese.
(30 gennaio 2011)

martedì 1 febbraio 2011

Il coraggio di essere la normalita'


Ho appena finito di guardare un video dedicato alla memoria di Giuseppe Gati'. Era da tempo che non pensavo piu' a lui. Mentre scorrevano le immagini del suo inarrestabile coraggio, mentre la sua voce gridava itrepida: "Viva Caselli, viva il pool antimafia" mi sono ricordata di quanto sia importante la memoria. Dimenticare e' troppo semplice, dimenticare e' pericoloso. Giuseppe Gati' ci ha lasciato un mezzo di lotta insostituibile. La sua giovane eta', la sua passione, la sua umilta', il suo indomabile coraggio sono un'eredita', sono patrimonio collettivo di tutti noi. Sapete? Io non credo che siano i giovani, i ragazzi a dover imparare da Giuseppe. Siamo noi, "i grandi" a fuggire dalle nostre responsabilita'. Non riesco a non chiedermi: "Ma cosa facevano tutte quelle persone radunate per ascoltare il pregiudicato Sgarbi mentre Giuseppe veniva strattonato dalle forze dell'ordine? Perche' nessuno lo ha difeso? Perche' scegliamo di stare dalla parte dei criminali che hanno rovinato il nostro meraviglioso Paese? Perche' abbiamo paura della giustizia e della verita'? Le nostre paure sono cibo per la macchina del fango. Sono cibo per i mafiosi, per i collusi. Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, come le vediamo, come le viviamo sulla nostra pelle. Questo coraggio lo dobbiamo trovare negli occhi di persone oneste e pulite come Giuseppe che ha scelto di rimanere nella sua Terra per renderla un posto migliore sapendo che la sua vita sarebbe stata una vita di lotta e di sacrifici. Quand'e' che saremo abbastanza forti per abbondare i nostri piccoli orticelli insignificanti per riconoscere il valore di una societa' equa e giusta dove la dignita' collettiva diventa prioritaria, dove il puzzo del compromesso morale viene spazzato via non appena si avvicina alle nostre porte? Quand'e' che l'essenza e lo spirito di persone come Giuseppe Gati' diventera' il modo normale di essere? Quando? Ad oggi la risposta a queste domande resta utopia.

DEDICATO AL " CORAGGIOSO GIUSEPPE GATI' "



La lotta di Giuseppe Gati' e' la nostra lotta. E' la lotta che abbiamo il dovere di portare avanti senza stancarci, senza avere paura. Lo dobbiamo fare sorridendo poiche', come diceva il giudice Borsellino: " E' bello morire per cio' in cui si crede".