giovedì 21 luglio 2011
La mia Palermo, 19 luglio 2011
Il cemento oscura il sole, madre della terra e della vita. Confonde i colori del mare quasi per farli scomparire. Il cemento schiaccia la gioia di vivere, la speranza, i sogni. Il cemento e' il segno del passaggio dell'avidita', della menzogna, dell'oppressione, dell'inganno. Il cemento emana un calore infernale. Vorresti fuggire, scappare ma ti tiene inchiodato li, ti paralizza, ti toglie le forze. Sfinito ti siedi, soccombi e abbassi la testa. Ogni tanto qualcuno passa e ti offre un sorso d'acqua, appena un sorso, quel tanto che basta per non farti morire. Non avendo piu' la forza per alzare lo sguardo non ti accorgi che intorno a te tutto sta morendo ugualmente. Ma qualche volta, il vento fresco riesce a farsi strada, attraversa i vicoli maleodoranti, sfiora le narici della disperazione e della miseria, entra nei polmoni e allarga il torace. Ti permette per un breve istante di respirare, di alzarti in piedi, di guardare, di vedere, di capire, di ascoltare, di scorgere tra il cemento i resti della civilta'. Si apre uno squarcio nel cielo ed ecco che riesci ad afferrare la liberta'. Una nube lascia cadere qualche goccia e piange con te. Diventi il vento e ti accorgi che puoi volare verso il sogno che per troppo tempo non hai osato sognare. La mia Palermo. 19 luglio 2011.
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