martedì 25 novembre 2008

Lucio Battisti

La prima volta che ho messo piede in Italia avevo 7 anni. Trovai un paese marchigiano accogliente e solidale. Un giardino di pini e palme che facevano da cornice ad un mare che profumava di sale. Trovai una maestra che, con infinito amore mi insegnò a leggere e a scrivere in italiano. Trovai i miei compagni di classe che si radunavano intorno a me ogni volta che, impaurita dalle novità, piangevo. Di pomeriggio si giocava in strada. A volte capitava che litigavamo e a volte ci prendavamo anche a botte ma, dopo cinque minuti eravamo più amici di prima. I nostri animi erano sereni e non oppressi da parole come "bullismo, droga, abuso..." Si andava a scuola a piedi, insieme a qualche vicino di casa. Rispettavamo i nostri maestri ed i nostri genitori perchè era così che ci si comportava. A Natale non si riceveva più di un regalo e, spesso, quel regalo lo avevamo desiderato per tutto l'anno. Per strada la gente si salutava anche se ci si conosceva soltanto di vista. Restai in Italia per 4 anni e me ne innamorai. Oggi ho 37 anni e vivo qui, in questo paese lapidato dalla corruzione dove nulla è ciò che sembra realmente. Soffriamo noi ma, sopratutto ora soffrono i bambini. Soffrono la precarietà del mondo che li circonda. Soffrono in casa e soffrono a scuola. Fuori la società offre a chi ha i soldi per pagare ai propri figli le opportunità che prima erano di tutti e per tutti. Ho fatto di tutto per vivere in Italia. Sono spesso tentata di andarmene da qui ma resto e lotto nostalgicamente per una favola vissuta non molti anni fa.

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